Come violinista Andrea Ruggiero ha lavorato un po’ con tutti, dall’indie/rock (Giorgio Canali, Paolo Benvegnù, Davide Toffolo, Appino, Motta) al pop d’autore (Marina Rei, Riccardo Sinigallia, Nada, Pier Cortese, Roberto Angelini) passando per la musica “popolare” italiana (Nidi D’Arac, Enzo Avitabile) ma anche per quella degli americani Micah P. Hinson e Zach Aschton.
Adesso è pronto a mettersi in proprio con un primo album solista in uscita a gennaio anticipato da un singolo che apre per certi versi un ulteriore capitolo rispetto alle collaborazioni già realizzate.
Sheherazade, questo il nome del singolo, rimanda infatti come immaginabile all’oriente, quello più misterioso e sensuale. Quello che rimane quindi è la voglia di sperimentare e trovare forme sempre nuove di espressione,
Ma “Sheherazade”, oltre ad essere una delle protagoniste de “Le mille e una notte”, il cui nome significa “bella figlia della luna”, è anche uno dei tanti volti del quartiere multietnico di Torpignattara, a cui è dedicato il primo disco da solista di Ruggiero, di solo violino pizzicato.
A impersonare questa figura femminile nel video diretto da Daniele Martinis per Mohawk è la piccola danzatrice del ventre Eleonora Cerrone, in una sorta di contrasto con l’immaginario legato alla celebre fiaba orientale dove ad emergere è soprattutto l’eleganza della danza e della musica.
Una vita consecrata alla musica quella di Ruggiero che parallelamente alla produzione dell’album, in uscita per Oltre le mura records, dalla scorsa primavera ha portato in tour un suo personale tributo violino solo alla storica formazione dei C.S.I. oltre all’attività didattica sia come insegnante sia come studente di musica antica al Conservatorio “Licinio Refice” di Frosinone.

Nato a Sesto San Giovanni ma con sangue 100% “made in sud” nella settimana in cui primeggiava in classifica “Carletto” di Corrado. Suonava benino il pianoforte, ora malissimo la chitarra
Cresciuto a Battisti, Battiato e Renato Zero, sviluppa una passione per i cantautori che ancora lo accompagna.
Al liceo scopre il punk e lo ska e abbandona un’adolescenza tamarra, il passaggio al rock è una normale evoluzione. Spotify gli spalanca le porte dell’Indie, parola che in ogni caso odia.