È uscito il 28 maggio scorso il quarto album degli Albedo, si tratta di un EP dal titolo La Paura che prosegue la collaborazione tra la band milanese e la V4V-Records.
Come sempre si tratta di un concept album, che narra di un padre che racconta e spiega al figlio cos’è la vita e per farlo deve ricorrere ovviamente alla propria esperienza, quella di quando era lui ad essere figlio in questa necessaria evoluzione a catena dove ogni padre nasce figlio prima di diventarlo a sua volta.
Il filo conduttore dell’album è quindi il ricordo e la comunicazione, due operazioni difficili ma ben rappresentate dalla musica, spesso cupa e molto intima, oltre che ovviamente dai testi.
Anche il cantato a tratti sussurrato contribuisce alla percezione del sentimento alla base dell’album, la necessità di comunicare le proprie paure e le proprie esperienze tenute dentro per anni.
Impossibile staccare l’aspetto musicale da quello del significato, La Paura è un EP da ascoltare per intero, cosa anacronistica nell’epoca di Spotify ma che ancora una volta rimanda al ricordo e al passato.
Un album destinato a commuovere o quantomeno a suscitare un po’ di nostalgia per quei pomeriggi da bambini, fatti di partite di pallone e di sogni che solo per colpa della lentezza del tempo sembrava non si fossero ancora realizzati.

Nato a Sesto San Giovanni ma con sangue 100% “made in sud” nella settimana in cui primeggiava in classifica “Carletto” di Corrado. Suonava benino il pianoforte, ora malissimo la chitarra
Cresciuto a Battisti, Battiato e Renato Zero, sviluppa una passione per i cantautori che ancora lo accompagna.
Al liceo scopre il punk e lo ska e abbandona un’adolescenza tamarra, il passaggio al rock è una normale evoluzione. Spotify gli spalanca le porte dell’Indie, parola che in ogni caso odia.